San Giovanni in Monte, Maggio.
La natura dei Colli Berici in questo mese è un vero tesoro da scorire in ogni angolo.
Prendersi un po’ di tempo per godere delle bellezze che ci stanno attorno è un esercizio spirituale: bastano pochi minuti per riscoprire la bellezza di esserci.
La partenza del sentiero è dal centro di San Vito di Brendola, di fronte alla chiesa parrocchiale. Si prende via Lampertico e la si percorre fino alle contrade Mulino e Cavecchie.
Qui la strada diventa bianca e la si abbandona, in corrispondenza di un tornante, per scendere su un viottolo sulla sinistra giungendo alla fontana dello “scaranto”. Questa in passato alimentava un mulino ad acqua.
Da qui il sentiero prende a salire nel Bosco della Marognetta e, camminando per un viottolo, si raggiunge il Covolo della Marognetta, un rifugio naturale. In esso si trova una piccola pila scavata nella roccia che serviva un tempo a pestare il tabacco o la polvere da sparo.
Proseguendo si raggiunge un sentiero più ampiio e, scendendo sempre tenendo la sinistra, si costeggia il Bosco Brendolan.
Giunti all’incrocio con la strada asfaltata si sale a destra per un centinaio di metri per prendere un sentiero che sulla sinistra scende verso la Fontana dei Valentini.
La fontana e la grotta dell’Orco
Proseguendo oltre la fontana, l’itinerario compie deviazione a gomito, a destra e risale un ripido costone roccioso portando alla Fontana dell’Orco. Il nome ricorda come un tempo il bosco fosse il luogo in cui si ambientavano leggende paurose che raccontavano di orchi, streghe, folletti e fate.
Continuando il cammino si raggiunge Contrà Cenge, si imbocca un ripido sentiero sulla sinistra, si supera il serbatoio dell’acquedotto, si raggiunge la boscaglia di carpini e arriva alla base di una parete rocciosa dove si trova il Covolo dell’Orco, la più grande grotta naturale della zona.
Questa caverna, abitata dagli uomini della preistoria, fino al secolo scorso serviva da ricovero di pastori e luogo di abitazione per le famiglie più povere.
Dal covolo si prosegue per un sentiero accidentato per sbucare alla Bocca del Scaranton seguendo poi la carrareccia. Giunti ad un tornante si prende il sentiero che conduce alla vecchia Cava Priara: qui, in prossimità della cava l’aria si fa fresca nei mesi estivi e tiepida in quelli autunnali.
La corte e la chiesetta benedettina
La discesa a valle avviene seguendo la vecchia e ripida Strada delle Priare, giungendo alla Contrada Grotte. Al piccolo capitello che si incontra si devia a sinistra per una campestre che riporta sul Colle della Bianca per scendere verso la Corte Benedettina. Dell’antica struttura rimane poco ormai, tuttavia una bella loggia sovrapposta testimonia l’architettura di un tempo.
Lungo gli ultimi tratti del sentiero si può ammirare un bel panorama in cui appare tutto il centro storico di Brendola: dall’Incompiuta alla Rocca dei Vescovi.
Si passa accanto alla vecchia Chiesa di San Vito, costruita su un’altura, proseguendo la quale si giunge alla Fontana di S. Vito e da qui, scendendo a destra, si ritorna al punto di partenza, alla chiesa.
Tempo di percorrenza: 3 ore Punto di partenza: START Mappa del sentiero
L’antica Pieve di Nanto sembra trasmettere un’energia antica. Per mille anni, in questo luogo, sono state pensate e recitate le preghiere di fedeli e devoti in cerca del divino.
Le ultime indagini archeologiche hanno permesso di stabilire che l’impianto della chiesa risale alla fase romanica di XI-XII secolo, mentre si hanno notizie documentate di quest’antica chiesa datate 1281.
Dedicata a Santa Maria già nei 1427, il culto mariano crebbe con grande intensità e la fama di luogo miracoloso si diffuse tra le parrocchie del Basso Vicentino e oltre. Testimonianze di vescovi che nei secoli la visitarono parlano di molti ex voto appesi all’altare.
Oggi il luogo, mantiene un carattere suggestivo. I cipressi che si stagliano vicino al tempio sembrano cresciuti nel tentativo di raggiungere il campanile.
E la Pieve pare un placido essere silenzioso ma molto presente.
La storia del Prosecco sui Colli Berici è antica. In un componimento poetico del 1754 viene infatti nominato ed elogiato il Prosecco di Monteberico. L’autore del poemetto enologico, Il Roccolo Ditirambo, che ad oggi è la più antica citazione scritta riferita all’uva di Prosecco, è del vicentino Valeriano Canati, noto come Aureliano Acanti, letterato e accademico olimpico.
Questo il passaggio della poesia:
“… Ed ora immollarmi voglio il becco Con quel melaromatico Prosecco. Di Monteberico questo perfetto Processo eletto si dà lo splendido Nostro Canonico. Io lo conosco Egli è un po’ fosco, e sembra torbido, Ma pur è un balsamo si puro e sano, …”
Una storia antica quindi, quella del Prosecco sui Colli Berici, che di recente ha ripreso il suo racconto vivo, e scritto con le radici sulla terra e D.O.C. Il video che segue riprende un vigneto di Prosecco ad Alonte.
• 250 gr di biscotti tipo digestive
• 100 gr burro fuso
• 400 gr cioccolato bianco
• 400 gr panna fresca
• 4 albumi
• 6 fogli di gelatina
• 70 gr riccioli di coccolato fondente + pochi riccioli di cioccolato bianco
Preparazione
• Mettere in ammollo la gelatina in acqua fredda (10 minuti)
• Sciogliere appena il burro
• Tritare i biscotti
• Mettere in una ciotola i biscotti, il burro e un cucchiaio d’acqua e mescolare
• Distribuire il composto in uno stampo a cerniera diametro 24 precedentemente ricoperto con carta da forno. Livellare e premere con le mani. Mettere in frigo per mezz’ora.
• Tagliare grossolanamente il cioccolato bianco, metterlo in un pentolino e scioglierlo a fuoco lentissimo con gran parte della panna.
• Spegnere il fuoco e unire al cioccolato la gelatina strizzata
• Continuare a mescolare fino a completo scioglimento
• Lasciare raffreddare, mescolando ogni tanto
• Montare la panna rimasta
• Sbattere gli albumi a neve
• Unire gli albumi alla panna. Mescolare delicatamente
• Unire al composto di cioccolato mescolando sempre delicatamente, dal basso verso l’alto
• Versare il composto ottenuto sulla base di biscotti
• Livellare e lasciare in frigorifero per circa 4 ore
• Sfornare e decorare la torta con riccioli di cioccolato
Variante per copertura: dolce – amaro
Ingredienti
• 200 gr di cioccolato amaro
• 150 ml di latte
• 4 gr colla di pesce
In questa fotografia si vede com’era Lonigo cent’anni fa.
Quest’antico borgo, è sorto dopo le invasioni degli Unni del IX secolo, in un luogo che risulta essere stato popolato fin dalla preistoria.
La città ha attraversato i secoli e la storia, crescendo, popolandosi, e diventando un punto di riferimento culturale ed economico dell’area meridionale dei Colli Berici e del basso vicentino.
Nota: un ringraziamento a www.salutidavicenza.it, sito da cui è stata presa la foto di quest’articolo.
I boschi dei Colli Berici sono composti da differenti varietà d’albero, a seconda dei versanti in cui ci si trova. Una prima distinzione generale la possiamo fare tra le zone nord occidentali, verso Brendola e Altavilla, e quelle più meridionali. Nelle prime il bosco è più ombroso, fitto di castagni e aceri, mentre nelle seconde è più luminoso e popolato dall’orniello e dalla roverella.
Non vi è regolarità o confine preciso tra un tipo di macchia e l’altra, e vi sono aree miste, con l’intromissione di altre varietà come l’acero di monte nelle parti più fresche dei rilievi, e il faggio che sopravvive in pochi ed isolati esemplari (il faggio ai tempi della Serenissima era un albero dominante in alcune aree, di cui oggi rimane ricordo anche nei toponimi come Bosco Faeo, ad esempio, o Bosco Faedo.
In qualche zona resistono pure castagni, imponenti ciliegi selvatici che, liberi di crescere, raggiungono anche i dieci metri di altezza, e pini e cipressi, piantati in varie zone nel secondo dopoguerra.